mercoledì 18 aprile 2012

PSICOFARMACI SI O NO?

PSICOFARMACI E/O PSICOTERAPIA? 
QUANDO IL FARMACO E' UTILE E QUANDO NON LO E'?
PSICOFARMACI E DEPRESSIONE


Molto spesso il paziente con problemi psicologici o i suoi parenti si trovano di fronte al dubbio se ricorrere alla cura farmacologica proposta dallo specialista. 

Credo che i farmaci non debbano essere demonizzati né fatti assurgere a panacea.

Vi sono situazioni nelle quali essi sono assolutamente indispensabili. Penso al paziente che ha assunto un atteggiamento depressivo ( volutamente non ho usato i termini"ha la depressione" perché ciò presupporrebbe l'esistenza di una malattia e di una sua localizzazione nell'organismo, cosa assolutamente non vera), e che rifiuta di reagire pre-supponendo che la sua sia una situazione senza soluzioni. In questa prospettiva egli si preclude la possibilità di contatti con il mondo, ritenendo che nessuno sia in grado di comprendere quanto lui la gravità della situazione. Il rischio di suicidio in questi casi aumenta, ponendo i familiari in una situazione di ansia cronica.
L' antidepressivo in questi casi può aiutare a sbloccare la sintomatologia permettendo un lavoro di ristrutturazione della prospettiva di osservazione della realtà del paziente.
Quindi il farmaco come mezzo e non come fine.(1)

D'altro canto non è giustificato neppure l'atteggiamento opposto cioè quello di delegare ad una compressa la soluzione del problema.
Quest'ultima condotta è spesso suggerita da una mentalità consumistica promossa proprio dall'' industria del farmaco e veicolata attraverso la sua potente macchina di marketing. La funzione dell'industria in un paese capitalistico è quella di produrre merci. La differenza sostanziale rispetto ai metodi di produzione artigianale è che questa non è successiva alla domanda ma è anticipatrice della stessa. In altri termini il capitale investito per la realizzazione delle strutture esige che la produzione sia sempre la massima consentita dagli impianti di produzione. Ciò porta alla necessità, in una fase immediatamente successiva, di intervenire sulla richiesta di merci, facendo in modo che questa assorba tutta la produzione. E' necessario cioè intervenire per aumentare l'esigenza da parte del cliente di quel certo particolare tipo di prodotto. Ora che questo bisogno sia reale o venga indotto attraverso campagne pubblicitarie non e un problema che l'industria si pone né se lo pone la società capitalistica, pena la crisi del sistema stesso (non si può attribuire importanza sostanziale a dibattiti o articoli di stampa sul problema visto che la pubblicità, considerata "l'anima del commercio" è consentita dalla legge).
D'altro canto creare bisogni fittizi nella popolazione che possono essere soddisfatti semplicemente entrando nel primo ipermercato, può essere utile al sistema in quanto occulta le esigenze di una qualità di vita migliore (2).
Per quanto riguarda l'industria del farmaco, questo si trova ad operare in un mercato regolato dalle stesse leggi economiche di tutte le aziende, ma con dei limiti legati alla natura stessa dei beni prodotti. Infatti, in quanto produttrice di merci, ha interesse ad incrementare il profitto attraverso l'aumento progressivo delle vendite e, in quanto produttrice di farmaci, beni indispensabili alla salute, è limitata nella promozione delle vendite dai vincoli che il Ministero della Sanità pone alle sue forme pubblicitarie a protezione, in un paradosso apparente, della stessa salute dei consumatori (3), (4), (5.)
Ora il problema da analizzare sarebbe quello di valutare l' efficacia dell' intervento del Ministero della Sanità.


ISTITUTO PER LA RICERCA IN PSICOTERAPIA (Dott. Giovanni De Marchi)

Bibliografia: 

(1)Bovet D., "La farmacologia è un patrimonio; non va rifiutata, va usata rettamente", in "Tempo medico" n. 160, marzo 1978. </br>
(2) Cfr. Jervis G., Provvidenzialismo e consumismo", in "Sapere" n. 823, ottobre-novembre 1979. </br>
(3) Cfr. Bovet D., "La farmacologia è un patrimonio; non va rifiutata, va usata rettamente", in "Tempo medico" n. 160, marzo 1978. </br>
(4) Norme sulla regolamentazione delle registrazioni e della immissione dei farmaci nel prontuario terapeutico nazionale. Da "Industria dei farmaci" nn. 3-6, marzo giugno 1983. </br>
(5) Il ruolo dell'informazione scientifica di fronte alle nuove realtà della produzione e della società. Da "Industria dei farmaci", nn. 3-6, giugno 1978.







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